martedì, febbraio 26, 2008

La magistratura italiana II



La notizia del ritrovamento dei cadaveri dei due fratellini di Gravina di Puglia all'interno di una cisterna ha dato sicuramente una svolta alle relative indagini: infatti il 27 novembre 2007 il padre dei piccoli, Filippo Pappalardi, viene arrestato con l'accusa di aver ucciso i figli, averne occultato i cadaveri e quindi sviato le indagini. Contro di lui un'intercettazione telefonica. Pappalardi si professa innocente.
Oggi appare chiaro che la possibilità dell'incidente (e non dell'omicidio) sia plausibile considerando anche il fatto che la scoperta dei cadaveri è avvenuta dopo il salvataggio un un ragazzino caduto all'interno della cisterna.
Intanto il padre dei piccoli rimane in carcere.
Ora mi chiedo: se le indagini giungessero alla conclusione che si è trattato di un incidente e non di un omicidio (anche perchè mi pare assurdo ammazzare i propri figli e soprattutto nascondere i cadaveri all'interno di una cisterna posta in un condominio nel pieno centro del paese) lo Stato (leggi contribuenti) dovrebbe risarcire il sig. Pappalardi di quell'immotivata galera e soprattutto dell'onta subita relativa all'accusa di infanticidio. Già lo Stato... è lo Stato che paga, non la Magistratura o ancor meglio il magistrato perchè la Magistratura è un organo INDIPENDENTE ed AUTONOMO: il giudice è, in altre parole, libero di decidere il caso concreto in piena autonomia di giudizio e coscienza. D'altro canto, l'avverbio in esame vuole richiamare, altresì, l'indipendenza "interna" del giudice, ossia l'assenza di vincoli e condizionamenti derivanti dalle precedenti decisioni della giurisprudenza.
Questa indipendenza è del tutto discutibile visti i risultati: la liberazione del pizzaiolo pedofilo in Sicilia che, dopo essere stato incriminato per pedofilia appunto nel 2004 per violenzasu 3 bambine, viene rilasciato nel 2005 per poi violentare una bambina di 4 anni poche settimane fa. Mi chiedo se fosse stato liberato ugualmente se una di queste bimbe fosse stata la figlia del magistrato;
oppure mi viene in mente il caso di Domenico Morrone che è stato condannato a 21 anni per omicidio e che dopo 16 di galera viene scagionato ed assolto.
Non è la prima volta che la magistratura decide autonomamente sulle vite altrui: in un altro mio post di quasi 2 anni fa, ahimè, scrivevo di episodi analoghi.
Questa è (nella maggior parte dei casi) la giustizia italiana: giudica noi e se stessa (ma non allo stesso modo).

19 Comments:

Blogger setteisole said...

mah...non so, mi concentrerei più sul fatto che il buco in cui sono stati ritrovati i due poveretti si trova vicino al convento abbandonato dove giocavano (mi pare, non seguo la cronaca). Evidentemente le indagini erano state molto superficiali, soprattutto pensando che subito si erano concentrate sulla pista "romena" giungendo fino in Romania, ma si sa...la Romania va un casino quest anno.

martedì, febbraio 26, 2008 11:32:00 PM  
Blogger SYD said...

Piero mi sembra che stiamo dicendo la stessa cosa: indagini superficiali come dici te, intanto il padre dei ragazzini è in galera. Se ricordi bene (anche se non segui molto la cronaca) qualche giorno dopo la scomparsa del piccolo Tommaso Onofri il magistrato ha subito seguito la pista del padre per poi scoprire che era innocente. Mi pare che molto spesso questi PM yendano a trovare"momentaneamente" una pista o un colpevole per sedare lafamedell'opinionepubblica e dei massmedia che ci stanno dietro. Tutto qui!!! Tanto,se sbagliano qualcosa...NON PAGANO LORO!!!! E cazzo, sono già autonomi, non possono mica fare tutto loro!!!

mercoledì, febbraio 27, 2008 10:32:00 AM  
Blogger SYD said...

Cmq concordo con te che questo (e forse anche il precedente) è l'anno della Romania.

mercoledì, febbraio 27, 2008 10:35:00 AM  
Anonymous Anonimo said...

Quello di Gravina è stato un omicidio". E' negativo il parere del sostituto procuratore della Repubblica di Bari, Antonino Lupo, sulla richiesta di scarcerazione del padre di Francesco e Salvatore Pappalardi, detenuto da novembre per duplice omicidio e occultamento di cadaveri. Sembra infatti che la pubblica accusa ritenga che gli indizi raccolti a carico dell'indagato siano gravi, precisi e concordanti.


Ora spetterà al giudice per le indagini preliminari di Bari Giulia Romanazzi decidere. Ha cinque giorni di tempo per poter far conoscere la propria decisione. Entro venerdì si saprà se Filippo Pappalardi potrà lasciare il carcere di Velletri oppure se il ritrovamento dei cadaveri nella cisterna di Gravina non costituisce ragione sufficiente per far cambiare idea all'accusa.

I SOPRALLUOGHI - Intanto, all'interno della casa delle cento stanze, dove lunedì scorso sono stati ritrovati i due fratellini proseguono i sopralluoghi. Le nuove misurazioni e poi tanti nuovi elementi: i tre accessi che secondo la Procura potrebbero essere stati utilizzati dai fratellini e altre due finestrelle che però sono poco compatibili con le dinamiche della caduta di Ciccio e Tore in fondo al pozzo. Il palloncino arancione ritrovato, sembra, nella tasca dei pantaloncini di Ciccio potrebbe confermare lo scenario investigativo portato avanti dalla Procura della Repubblica di Bari che il 27 novembre scorso ha arrestato Filippo Pappalardi con la pesante accusa di sequestro, omicidio e occultamento di cadavere nei confronti dei figli.

IL GIALLO SULLA VIOLENZA - Poi la conferma che la direzione che sta seguendo la Procura potrebbe essere quella dell'incidente, è lo stesso Introna a dire: "E' possibile che i due bambini siano caduti accidentalmente da altezze diverse". Quindi caduta, incidente, e non più omicidio? Tutti quesiti, questi, a cui il perito dovrà rispondere, nella sua relazione che presenterà al procuratore Marzano. Intanto, però non conferma le prime indiscrezioni: "Non posso confermare che sui corpicini di Ciccio e Tore non ci siano segni di violenza, questo è un quesito preciso che mi ha chiesto la Procura della Repubblica e quindi solo al procuratore posso dare questa risposta".

Esordisce così Francesco Introna, perito della Procura della Repubblica di Bari, incaricato della perizia sui corpi dei due fratellini Ciccio e Tore Pappalardi scomparsi da Gravina di Puglia il 5 giugno 2006 e ritrovati otto giorni fa all'interno di un pozzo in via Giovanni Consolazione dentro la cosiddetta casa delle 100 stanze. Di tutt'altro avviso il perito della difesa, il professor Luigi Strada, che conferma che sui corpi dei due fratellini non vi sarebbero segni di violenza o percosse. Lo stesso professor Introna ha poi chiarito di aver chiesto 30 giorni di tempo per la restituzione dei cadaveri per poter effettuare ulteriori accertamenti.



Foto Panorama e Ap
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LE AUTOPSIE - Sono previste per mercoledì prossimo le autopsie su Salvatore e Francesco Pappalardi, i due fratellini trovati morti il 25 febbraio scorso nella cisterna di una vecchia masseria abbandonata di Gravina in Puglia. Lo hanno riferito fonti sanitarie medico-legali. Attraverso l'esame autoptico verranno accertate la data della morte ed eventuali nuove lesioni sui corpi. Nel frattempo procedono gli esami radiologici già effettuati.

lunedì, marzo 03, 2008 5:18:00 PM  
Blogger SYD said...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

lunedì, marzo 03, 2008 5:56:00 PM  
Blogger SYD said...

Bel copia e incolla!!! Ad ogni modo, se a conclusione delle indagini Pappalardi risulterà essere colpevole dell'uccisione dei suoi figli, allora vorrà dire che la magistratura ed il mondo che sta dietro essa ha funzionato. Nel post porto altri esempi per i quali ci dovremmo vergognare del fatto che accadano così frequentemente, anzi già che sono qui, potrei citare l'ultimo esercizio di stile: la scarcerazione del figlio di Riina.
La legge è chiara: tra la sentenza di primo grado e quella d’appello non possono trascorrere più di due anni, più sei mesi per la stesura della sentenza, periodo in cui i termini di custodia sono congelati. Nel caso di Riina la sentenza del tribunale è del 31 dicembre del 2004; quella dell’appello, dopo l’annullamento della Cassazione, è di dicembre 2007. I termini, dunque, erano scaduti già a giugno dell’anno scorso.
Come vedi funziona sempre meglio la nostra magistratura. Però, mi raccomando, che rimanga autonoma... e magari anche anonima!!! AHAHAHAH
(anche se c'è poco da ridere)

lunedì, marzo 03, 2008 6:02:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

BARI - Arrestato il padre dei fratellini di Gravina. Per gli inquirenti, Francesco e Salvatore Pappalardi (13 e 11 anni) sono morti. Li ha uccisi il papà, Filippo, 43 anni, probabilmente nella stessa sera della loro scomparsa, il 5 giugno del 2006. Pappalardi è stato prelevato questa notte a casa sua a Gravina e portato in questura a Bari. Qui gli è stata contestata l'accusa: sequestro di persona, omicidio aggravato e occultamento dei cadaveri dei due bambini, poi l'hanno rinchiuso in carcere. Per alcuni giorni non potrà neppure parlare con i suoi legali. Il procuratore capo di Bari: "Alibi inesistente. Ha circa due ore di buco".

Procuratore: morti per mano del padre. "Siamo arrivati alla conclusione che sono morti per mano del padre": lo ha detto il procuratore capo di Bari, Emilio Marzano. "Le indagini scrupolose e meticolose ci hanno portato a formulare questa tragica ipotesi accusatoria, si tratta di un fatto tragico. Non sono morti per opera di un demonio o di altra figura - ha aggiunto Marzano - ma secondo la nostra ipotesi, per mano del padre". Pappalardi era un "padre che sapeva essere violento", ha aggiunto il procuratore, e nella serata del 5 giugno 2006 "voleva dare una lezione" ai suoi figli.

L'uomo, secondo il procuratore della Repubblica, "a dispetto dei finti contenziosi civilistici con la ex moglie Rosa Carlucci" non voleva più quei due figli, non li sopportava più. La nuova famiglia formata con Maria Ricupero era già gravata da altri tre figli, Ciccio e Tore davano fastidio, disobbedivano, mentre Pappalardi voleva che rispettassero le regole. In questo contesto - secondo il procuratore - s'inserisce anche l'ipotesi del reato di maltrattamenti nei confronti dei due ragazzini poi scomparsi, formulata mesi fa per la compagna di Pappalardi".

"Tra due giorni esco". All'ingresso in carcere, durante le procedure di identificazione, Pappalardi ha detto agli agenti della squadra mobile: "Sono innocente. I miei figli sono vivi e stanno bene. Tra due giorni esco". La madre dei due fratellini, Rosa Carlucci, è a casa, a Santeramo in Colle (Ba), dove è giunta nella notte subito dopo essere stata informata degli sviluppi: "Aspettiamo notizie dalla Procura" ha detto, emozionatissima.

Intercettazione: "Non dire dove stanno". "Non lo dire a nessuno dove stanno i bambini. Come è vero Iddio, mi uccido". E' lo stralcio di un'intercettazione ambientale - riportata nel provvedimento restrittivo notificato a Pappalardi - di un colloquio in dialetto gravinese avvenuto, secondo gli investigatori, nell'autovettura di Filippo Pappalardi tra l'uomo e la sua convivente, Maria Ricupero.

In altre frasi riportate dall'ordinanza di custodia cautelare, l'uomo sembra spaventarsi di avere improvvisamente incontrato colui che la sera del 5 giugno, giorno della scomparsa, lo avrebbe visto con i bambini. "Si duole tra sè e sè di aver incrociato proprio colui il quale sarà il suo accusatore. E' uno dei pochi elementi di cui la stampa non ha dato notizia".

Alibi inesistente. "Il suo alibi è inesistente. Ha circa due ore di buco delle quali, non soltanto - ha detto Marzano - non sa dire nulla, ma adduce elementi che lo contraddicono. Mancano i corpi dei due bambini ma ci sorregge la giurisprudenza della Cassazione". Il procuratore si è detto anche piuttosto scettico su un'ipotesi di confessione da parte di Pappalardi.

La posizione della convivente. Nell'inchiesta per l'omicidio Maria Ricupero non è indagata neppure per favoreggiamento (reato che non può essere contestato al familiare convivente di un indagato), ma nei suoi confronti si ipotizza che abbia maltrattato i due ragazzini poi scomparsi. Secondo la polizia, quando la donna, alle 22.50 del 5 giugno 2006, raggiunse Pappalardi, i ragazzini erano già morti. Quindi - è il ragionamento degli investigatori - Pappalardi ha agito da solo.

La ricostruzione. Secondo gli inquirenti Pappalardi avrebbe ucciso i suoi bambini mentre li puniva, in modo eccessivo, per le loro disubbedienze. Francesco e Salvatore erano già in castigo dal 28 maggio precedente, quando erano rincasati troppo tardi: a mezzanotte anziché alle 21, così come aveva disposto il loro papà. A Gravina in Puglia, la loro città, quel giorno c'era la festa del Crocifisso e Francesco e Salvatore erano andati a divertirsi sulle giostre. Ma tra un giro e un altro avevano davvero fatto tardi.

Al ritorno a casa i due fratellini trovarono il loro papà e la matrigna, Maria Ricupero, più arrabbiati del solito. Secondo la polizia, furono picchiati e fu inflitta loro una punizione: non sarebbero potuti uscire da casa fino a nuove disposizioni. La punizione valeva sia per Ciccio e Tore, sia per i figli della loro matrigna, che avevano anche loro violato le regole.

Quindi - ragionano gli investigatori - il giorno della loro scomparsa e del loro omicidio, il 5 giugno 2006, Francesco e Salvatore erano ancora sotto punizione ma ugualmente uscirono da casa, autorizzati sì dalla loro matrigna ma non dall'inflessibile Pappalardi. Quando l'uomo tornò a casa, intorno alle 18.30, non vide i suoi bambini e chiese spiegazioni alla convivente. Si arrabbiò molto - ricostruiscono gli investigatori - per l'ordine trasgredito e cominciò di lì a poco a cercare i figli per le strade di Gravina in Puglia.

Alle 21.30 Filippo Pappalardi - secondo la ricostruzione fatta da un baby-testimone - rintracciò i suoi due figli in piazza delle Quattro Fontane, nel centro storico di Gravina, dove i due stavano giocando con le pistole ad acqua assieme ad un paio di amici. Filippo rimproverò il ragazzino (che due mesi dopo raccontò i fatti alla polizia diventando il teste-chiave del procedimento) perché aveva bagnato con l'acqua i figli e fece salire sulla sua Lancia Dedra blu Francesco e Salvatore.

Sull'auto si trovava anche la figlia più grande della Ricupero, che aveva anche lei violato le regole, ma era stata comunque autorizzata dalla mamma. Da quel momento Ciccio e Tore scompaiono nel vuoto. I loro cadaveri, secondo gli investigartori - sarebbero stati abilmente occultati in uno dei luoghi impervi della Murgia barese, luoghi che Filippo Pappalardi conoscerebbe bene, avendo fatto a lungo il pastore.

L'avvocato. "A Filippo Pappalardi è stato notificato un ordine di custodia cautelare con divieto di colloquio col suo difensore" ha dichiarato il legale di Pappalardi, Angela Aliani, all'uscita dalla questura. "Ho saputo del prelevamento dai suoi familiari", ha raccontato il legale. "Potrò incontrare Pappalardi il giorno in cui sarà fissato l'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Giuseppe De Benedictis", ha aggiunto l'avvocato.

Rischio fuga e reiterazione. Alla base della richiesta di arresto per il padre dei due fratellini di Gravina, secondo quanto riferito dal capo della procura di Bari, ci sarebbe anche il pericolo di fuga di Filippo Pappalardi. "Credo che il giudice abbia perfino ipotizzato che potesse decidere di farla franca. Personalmente - ha spiegato Marzano - abbiamo insistito sulle esigenze, ovviamente, di garantire" l'inchiesta perché "durante le indagini Pappalardi ha avvicinato le persone che abbiamo assunto come testimoni. Aveva già dato dimostrazione che ci fossero esigenze processuali. Poi - ha aggiunto il procuratore - nello stesso tempo, dato il personaggio, date queste reazioni, e data l'alta probabilità che all'interno della famiglia sappiano come sono andati i fatti, noi non eravamo tranquilli sulla pericolosità che aveva gia manifestato nell'atto omicidiale". Quindi, per la procura barese le esigenze cautelari sussistono anche per il "pericolo di reiterazione".

martedì, marzo 04, 2008 12:44:00 PM  
Blogger SYD said...

ma almeno lo hai letto l'articolo prima di copiarlo ed incollarlo?
Cmq anonimo scusa ma non capisco dove vuoi andare a parare!!!
Puoi dire la tua, sono aperto al confronto!!! Non censuro nessuno!!! Guarda, non sono mica un magistrato io!!!
Non sarai mica laureato in legge?!?
;-)

martedì, marzo 04, 2008 3:02:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

Il principio di indipendenza, imparzialità e terzietà del giudice è consacrato, oltre che nel ricordato art. 104, nell'art. 101 della Costituzione italiana, che stabilisce: "i giudici sono soggetti soltanto alla legge".

Detta formula evidenzia, in primo luogo, che qualsiasi provvedimento giurisdizionale deve essere fondato sul dettato legislativo, che il giudice è chiamato ad interpretare ed applicare. In secondo luogo, l'avverbio "soltanto" rimanda, innanzitutto, al concetto di indipendenza "esterna" del giudice, vale a dire all'indipendenza da qualsiasi interferenza estranea alla legge.

Il giudice è, in altre parole, libero di decidere il caso concreto in piena autonomia di giudizio e coscienza. D'altro canto, l'avverbio in esame vuole richiamare, altresì, l'indipendenza "interna" del giudice, ossia l'assenza di vincoli e condizionamenti derivanti dalle precedenti decisioni della giurisprudenza.

Invero, nei paesi a tradizione romanistica, la previa decisione giurisprudenziale, sebbene possa costituire un autorevole nonché persuasivo precedente interpretativo di norme esistenti, non è capace di vincolare in senso proprio il giudice che, successivamente, sarà chiamato a decidere in ordine ad una questione di diritto analoga. Questi potrà pertanto discostarsi dalla precedente decisione, debitamente motivandone le ragioni.

L'art. 107 della Costituzione italiana stabilisce, inoltre, che i magistrati si distinguono tra loro soltanto per diversità di funzioni (funzione giudicante propria del giudice e funzione requirente propria del pubblico ministero). Ciò implica che, con riferimento a quanto detto poc'anzi circa l'indipendenza "interna", la Magistratura sia priva di una organizzazione gerarchica in senso tecnico, essendo il potere giudiziario esercitato in modo "diffuso" da ciascun magistrato nell'ambito della funzione svolta.

Ulteriore corollario dell'indipendenza della magistratura è, altresì, la regola della inamovibilità dei magistrati, i quali non possono essere dispensati o sospesi dal servizio né destinati ad altre sedi o funzioni, se non a seguito di decisioni assunte dal Consiglio Superiore della Magistratura. Conseguenza di tale principio è che nessuno può scegliersi il giudice da cui venire giudicato ("nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge"), né il giudice può scegliere i soggetti da giudicare.

In ragione di questo articolo, poi, non possono essere istituiti ex post giudici straordinari o giudici speciali (come previsto dall'articolo 102). Di fatto però, all’articolo 103, si deroga costituzionalmente a tale principio con l’istituzione di giudici speciali (amministrativi, tributari, contabili e militari). Oltre a questi non sarà possibile istituirne altri: mai i giudici potranno essere straordinari, dato che devono esser "precostituiti per legge".

martedì, marzo 04, 2008 5:17:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

A scardinare la credibilità della nostra Giustizia smarritasi nella sua indecente burocrazia, nei suoi infiniti ed interminabili processi, negli arresti eccellenti di chi dovrebbe affermare la Giustizia ed invece l’aggira o, peggio, la vìola, non sfigura certo la scandalosa scarcerazione del figlio del Boss Totò Riina, tornato a casa perchè in due anni nessun Giudice di nessun Tribunale è riuscito ad emettere una sentenza di condanna.
Non ci sono parole, o meglio, mi piace solo citare quelle del Procuratore Antimafia Piero Grasso che identifica oramai i magistrati nella categoria di “lavoratori socialmente inutili”.
Certo, nella stessa magistratura ci sono parecchie pecore zoppe. La magistratura in questi anni si è trasformata in una lobby potentissima, capace di tenere sotto scacco i Tribunali in base alle loro idee politiche.
Chi si dimentica le inaugurazioni di anni giudiziari letteralmente boicottate dai magistrati? E cosa è cambiato da allora? Pensateci, solo il colore dell’ (ormai ex) Governo.
Il nuovo Governo dovrà allora procedere spedito verso una riforma strutturale dell’Ordinamento Giudiziario partendo da quella separazione delle carriere da troppo tempo invocata, per arrivare finalmente ad un ammodernamento dei Tribunali e dei suoi operatori e, perchè no, dall’abolizione per alcuni reati del secondo grado di giudizio.
Senza reticenze e senza paure, rispettando l’autonomia della magistratura ma senza soccombere ad essa, perchè un processo civile che dura 12 anni è ugualmente scandaloso come la scarcerazione di un mafioso eccellente.
Una domanda: potrà un partito coalizzato con un ex PM, ora politico in carriera che non perde occasione per difendere (anche quando non dovrebbe) i suoi ex colleghi, compiere questa rivoluzione copernicana?

martedì, marzo 04, 2008 5:20:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

Il drammatico epilogo della vicenda dei due fratellini di Gravina provoca un senso di angoscia difficilmente descrivibile.
La circostanza che Ciccio e Tore siano morti per il freddo e la fame rende il tutto agghiacciante.
Due parole consentitemi di rivolgerle a chi ha condotto le indagini in maniera scriteriata: li hanno cercati in tutti gli anfratti di Gravina, sono arrivati persino in Romania e Bulgaria e non hanno pensato che, forse, controllare un casolare abbandonato nel centro di Gravina, luogo frequentato dai ragazzi del posto, sarebbe stato opportuno.
Non so se i due fratellini siano stati uccisi dal loro padre o se,al contrario, siano solo state vittime di un gioco troppo pericoloso: l’autopsia ce lo dirà. Dico solo che portare con la forza due ragazzini in un casolare nel pieno centro di Gravina in una calda serata estiva senza correre il rischio di esser visto da qualcuno sia un pò improbabile.
Dato che godono di piena immunità, almeno un esame di coscienza questi magistrati dovrebbero farselo.

martedì, marzo 04, 2008 5:21:00 PM  
Blogger SYD said...

Caro anonimo, dei copia ed incolla molto contrastanti fra loro...
daltronde cosa ci si può aspettare da chi vuole mantenere nascosta la sua identità.
Interessante, solo magari un giorno dicci la tua, restando sempre nell'ombra!!

martedì, marzo 04, 2008 5:30:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

Rovistando nell'archivio segreto di Vivijonica, abbiamo rinvenuto un documento di eccezionale valore storico e scientifico: si tratta di alcuni saggi dei più importanti sociologi della storia, finora rimasti inediti a causa dell'argomento da essi trattato, che ha attirato le ire della censura nonostante la sua scottante attualità: la fica. Tale raccolta è stata da noi esaminata e rielaborata al fine di creare una sociologia della fica che esponga la visione dei principali autori intorno al tema.
I punti di vista da cui partire sono molteplici, e li riassumiamo per comodità di esposizione raccogliendoli intorno alle principali correnti della sociologia.
La fica appare un concetto chiave per le due teorie principali dell'interazione fra individui, vale a dire la teoria dell'integrazione e la teoria del conflitto: per quanto riguarda la teoria dell'integrazione, il più importante contributo è quello della scuola funzionalista e in particolare di Talcott Parsons: Parsons sostiene che la società è un sistema che mantiene la propria coesione interna e il proprio equilibrio grazie alla convergenza degli attori sociali intorno a dei valori e dei fini fondamentali, e la fica è proprio uno di questi valori , forse il più importante; nei momenti di tensione fra i vari settori della società, la fica svolge un ruolo fondamentale, o meglio, per usare la terminologia parsonsiana, una funzione di coesione sociale, poiché riesce a ridurre i conflitti fra gli attori sociali dando loro un valore fondamentale di riferimento verso cui far convergere i propri sforzi e dando quindi all'individuo la sensazione di far parte di un gruppo che persegue un fine comune e dunque permettendo la piena integrazione dell'attore sociale nel sistema sociale. Ciò vale anche per gli individui di sesso femminile, poiché la coscienza del proprio ruolo di portatrici di coesione sociale spinge le donne a percepire se stesse come gruppo che svolge una funzione sociale fondamentale. La teoria funzionalista, d'altronde, prende le mosse dalla posizione di Durkheim, che sosteneva che la società fosse non la somma di tutte le individualità presenti al suo interno, ma un'entità a sé stante,dotata di una proprio forza coercitiva che spinge gli uomini ad agire, e dai nostri manoscritti risulta che proprio la fica sia una di queste forze fondamentali che indirizza l'agire umano.
Non così la pensano i teorici del conflitto, a partire da Marx, per i quali avviene esattamente l'opposto, cioè la fica è proprio uno degli elementi chiave intorno ai quali si svolge il conflitto fra le parti sociali: gli scritti che abbiamo trovato contengono proprio l'applicazione delle sue principali teorie socio-economiche al tema della fica.
Secondo Marx, il principale motore della storia e della società è la lotta di classe tra i capitalisti che possiedono i mezzi di produzione e i proletari che dalla proprietà di essi sono esclusi: in questo contesto, nel nostro manoscritto, Marx definisce la fica come un mezzo di produzione con delle sue peculiarità: essa è infatti un mezzo di produzione di una merce immateriale, vale a dire il piacere sessuale, ed è teoricamente reperibile in natura senza alcun costo, e dunque disponibile per tutti gli esseri umani; ma a questo punto si inserisci l'opera del capitalista, che grazie alle sue risorse riesce a impadronirsi di tale mezzo di produzione, facendo sì che il proletario sia costretto a vendere la propria forza lavoro al capitalista in cambio di un salario che gli possa permettere di acquisire un livello di reddito necessario ad attrarre a sé la fica; senonchè, lavorando per il capitalista, egli, com'è noto, fornisce al capitalista un plusvalore, cioè un profitto aggiuntivo rispetto alla spesa che il capitalista deve sostenere per il suo salario, e tale plusvalore, aumentando la ricchezza del capitalista, aumenta anche la sua capacità di accaparrarsi le quote migliori di fica, lasciando al proletario soltanto il materiale essenziale non già per il piacere ma per la mera funzione riproduttiva: il proletario, nella visione di Marx, è dunque non solo sfruttato, ma anche frustrato nei suoi sforzi, poiché paradossalmente il suo lavoro, rendendo più ricco il capitalista, gli preclude la possibilità di acquisire il fine ultimo del suo lavoro. Ciò vale in misura ancora maggiore nel caso in cui il capitalista sia una donna, poiché essa detiene per natura il mezzo di produzione in questione, e dunque, non dovendo sostenere spese per acquisirlo, ottiene un profitto assai maggiore dal lavoro del proletario. Secondo Marx, questo meccanismo che porta il capitalista ad avere sempre più fica e il proletario ad averne sempre meno genera una contraddizione che diverrà ad un certo punto insanabile e sfocerà nella rivoluzione proletaria, attraverso la quale le masse lavoratrici si approprieranno del mezzo di produzione instaurando una società comunista nella quale la fica sarà disponibile per tutti gli individui, secondo il celebre motto "Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni": nella società comunista, per Marx, la possibilità per tutti gli individui di acquisire la fica porrà fine ai conflitti sociali.
Qui il manoscritto si interrompe, divenendo un insieme di vari frammenti, probabilmente a causa dell'umidità che ha corroso le pagine: si riesce comunque a comprendere qualche altra citazione di altri autori, che riportiamo qui brevemente.
Pare che anche Max Weber abbia fatto riferimento alla fica nel momento in cui elaborava la sua teoria dell'azione razionale, rinuncianco poi a trattare esplicitamente l'argomento a causa delle pressioni dei suoi collaboratori: sembra che Weber, sostenendo che l'agire dell'uomo può essere razionale secondo lo scopo, il valore, la tradizione o i sentimenti intendesse esprimere con tutti e quattro i termini il medesimo concetto; ciò equivale a dire che l'azione dell'uomo è razionale rispetto allo scopo se egli utilizzi i mezzi appropriati per raggiungere il suo fine, vale a dire la fica, è razionale secondo il valore se egli, essendo la fica un valore, agisce in modo conforme a tale sua convinzione, razionale secondo la tradizione se egli, nella ricerca della fica, agisce sulla base degli schemi di comportamento dettati dalla tradizione a proposito della fica, razionale secondo il sentimento se nella ricerca della fica agisce conformemente al suo sentire interiore nei confronti della fica. Da ciò deriva che la fica esercita il suo potere secondo tre modalità: potere razionale, potere tradizionale e potere carismatico; il potere razionale è quello che permette alla fica di influenzare il comportamento umano attraverso un'organizzazione razionale dei mezzi e dei fini di cui dispone; il potere tradizionale sfrutta invece l'autorità della tradizione, influenzando l'agire degli individui sulla base del sentimento di rispetto per i valori tradizionali, di cui essa è forse l'esempio più eclatante; il potere carismatico, infine, si basa sulla forza di attrazione che la fica esercita nei confronti degli individui grazie al suo fascino e alle sue doti personali.
Purtoppo da questo punto in poi, è difficile interpretare il testo, poiché esso è irrimediabilmente consunto dal tempo trascorso nel fondo degli scaffali del nostro archivio: i testi in nostro possesso, tuttavia, sono un'ottima base da cui partire per sviluppare ulteriormente il discorso sociologico sulla fica, e forniscono inoltre una nuova chiave di lettura per analizzare le opere dei più importanti sociologi cogliendo in esse i riferimenti all'argomento fica nascosti tra le righe, celati dietro teorie solo apparentemente neutre ma in realtà cariche di risvolti che possono essere colti utilizzando quanto sopra esposto come chiave interpretativa.
Invitiamo dunque i nostri lettori con interessi sociologici a fornirci le deduzioni sul tema della fica che riescono a estrapolare dalle opere dei maggiori sociologi, al fine di elaborare una sociologia della fica che partendo dai classici si apra a nuove prospettive epistemologiche e interpretative, che mettano in rilievo da una parte il ruolo della fica come fattore di influenza sull'agire umano in società, e dall'altra il modo di agire autonomo degli individui nei confronti della fica.

martedì, marzo 04, 2008 5:36:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

A me piace di più "Ostriche di saggezza"!

martedì, marzo 04, 2008 5:58:00 PM  
Blogger SYD said...

vabbè anonimo, ti lascio sguazzare nel tuo guano ;-)

mercoledì, marzo 05, 2008 6:03:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

Arresti domiciliari per Filippo Pappalardi che sta lasciando il carcere di Velletri per tornare nella sua abitazione a Gravina in Puglia. Dopo il rinvio di ieri è questa l'attesa decisione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari Giulia Romanazzi che ha accettato l'istanza di scarcerazione presentata dalla difesa del papà di Ciccio e Tore, in carcere dal 27 novembre 2007 con l'accusa di aver ucciso i suoi due figli, trovati morti in una cisterna abbandonata a Gravina in Puglia venti mesi dopo la loro misteriosa scomparsa.
LE MOTIVAZIONI - Il gip ha mutato l'accusa nei confronti di Pappalardi e ha ordinato il trasferimento ai domiciliari nella sua abitazione a Gravina per il reato di abbandono seguito da morte (articolo 591 comma 3 del codice penale). Il giudice considera cadute le altre due accuse di sequestro di persona e occultamento di cadavere mosse dalla procura. E' stato il presidente della sezione gip del tribunale di Bari, Giovanni Leonardi, a comunicare la decisione del giudice Romanazzi che poco prima aveva dichiarato: "Sono serena, non è stata una decisione facile".

La decisione del gip contenuta in un documento di 32pagine, è stata adottata a cinque giorni dall'interrogatorio chiesto da Filippo Pappalardi, il padre dei fratellini di Gravina. Il giudice per le indagini preliminari nell'ultima pagina del provvedimento spiega che "ravvisata la fattispecie delittuosa dell'abbandono di persone minori o incapaci, seguito dall'evento morte, ex articolo 591 comma 3 c.p., cosi' riqualificata l'originaria imputazione di duplice omicidio doloso aggravato". Il giudice conclude disponendo "l'applicazione della misura degli arresti domiciliari", "con espresso divieto di colloqui fonici e visivi con persone diverse da familiari, conviventi, sanitari e difensori". Infine autorizza "il trasferimento senza scorta e senza ritardo, nel luogo di detenzione domiciliare. Delega per l'esecuzione ed i controlli la stazione dei carabinieri territorialmente competenti, con facolta' di sub delega".

LA NUOVA IPOTESI DI REATO - La nuova ipotesi di reato, scrive il gip nel provvedimento di 32 pagine, si basa sul fatto che fu Filippo Pappalardi ad avvistare per l'ultima volta Ciccio e Tore la sera della loro scomparsa, ma "i bambini, verosimilmente, per sottrarsi alla consueta aggressività paterna e a una prevedibile consequenziale punizione, avrebbero istintivamente preferito la fuga".

martedì, marzo 11, 2008 3:45:00 PM  
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